Fornire un metodo oggettivo per definire il livello di prestazione di un impianto di allarme è uno degli obiettivi principali della Norma CEI 79-3.

Gli aspetti salienti della serie di Norme EN 62676 dedicate ai sistemi di videosorveglianza.
Andrea Natale (Presidente CEI CT 79)
Franco Bua (Segretario Tecnico Referente CEI CT 79)
I sistemi di videosorveglianza (VSS), una volta conosciuti come sistemi TV a circuito chiuso (TVCC) sono impianti sempre più diffusi e sempre più importanti nel campo della gestione della sicurezza. In quanto segue saranno illustrati gli aspetti salienti di alcune Norme EN 62676, che sono le norme tecniche di riferimento per i sistemi di videosorveglianza e che affrontano 8 temi di standardizzazione, dai requisiti generali di sistema fino ai protocolli di trasmissione e ai metodi di misurazione delle performance delle telecamere che sono stati recentemente pubblicati nella IEC 62676-5.
Vale la pena di ricordare che gli impianti di allarme intrusione, controllo accessi e videosorveglianza rientrano nel campo di applicazione sia della L. 186/68 che del più recente DM 37/08; come tali sono soggetti, tra l’altro, all’obbligo di progettazione e realizzazione a regola d’arte.
In questo senso, la disponibilità di un riferimento normativo tecnico e il rispetto delle prescrizioni in esso contenute costituisce presunzione di regola dell’arte e quindi, in occasione di una eventuale contestazione, inversione dell’onere della prova.
I sistemi di videosorveglianza sono inoltre soggetti ai provvedimenti del Garante della Privacy.
Gli impianti di videosorveglianza rappresentano un’infrastruttura essenziale per controllare quanto avviene nei luoghi protetti all’insorgere di una segnalazione di allarme, costituiscono un efficace deterrente nei confronti di azioni vandaliche o criminali e sono un utile mezzo di indagine.
Scopo di un VSS è quello di acquisire le immagini di una scena, trattarle e trasmetterle ad un operatore. La Norma CEI EN 62676-1-1 definisce i 3 blocchi funzionali fondamentali dei sistemi di videosorveglianza (Figura 1) e ne definisce i requisiti minimi di prestazione.
I 3 elementi fondamentali che costituiscono un VSS sono:
L’ambiente video è deputato all’acquisizione dell’immagine, alla sua trasmissione e trattamento, ossia alla sua visualizzazione, analisi e memorizzazione.
La funzione di gestione del sistema riguarda invece tutte quelle attività di interfacciamento con l’operatore e con altri sistemi che comprendono, ad esempio, i comandi dell’operatore o le procedure di allarme generate dal sistema.
La funzione di sicurezza del sistema, infine, è quella di sovraintendere all’integrità dei dati e del sistema, segnalare gli eventuali guasti e proteggere il VSS dalle manomissioni deliberate e accidentali. Per quanto riguarda i componenti, il VSS può essere schematizzato come composto da:
Mezzi di ripresa
In un sistema di videosorveglianza possono trovare impiego diversi tipi di telecamere a seconda della necessità e del contesto:
La scelta della telecamera più adeguata ai vari contesti operativi spetta al progettista; per una funzione di screening delle persone, ad esempio, può essere utile posizionare telecamere fisse con un’adeguata inquadratura, ristretta nella direzione del moto, mentre, per una sorveglianza complessiva di un’area pos- sono essere impiegate telecamere motorizzazione orientabili del tipo a “brandeggio” o “Speed Dome”.
La tecnologia delle telecamere ha visto l’esplosione degli apparati digitali in alta definizione (megapixel), che sfruttano la trasmissione di rete su protocollo IP. Le telecamere tradizionali con trasmissione del segnale in modalità analogica (segnale video composito) stanno praticamente scomparendo nelle nuove applicazioni, mentre esiste ancora un importante installato base da manutenere e convertire progressivamente all’IP.
Sia le telecamere IP (in alta definizione) che quelle tradizionali possono essere comandate ed orientate sia orizzontalmente (Pan) che verticalmente (Tilt); è possibile inoltre cambiare l’angolo di ripresa (Zoom), la regolazione della messa a fuoco (Focus) e la profondità del campo di ripresa (Iris). Il movimento delle telecamere può essere automatico, controllato dai sistemi di video analisi, oppure manuale, controllato dagli operatori.
Il progettista dovrà quindi tenere in considerazione molteplici fattori quali, ad esempio: il campo visivo necessario, i dettagli da riprodurre, i livelli di illuminazione nelle peggiori condizioni, prevalenti e intenzionali ed i livelli di luminosità massimi e minimi previsti.
Mezzi di visualizzazione
Il mezzo di visualizzazione delle immagini riprese dalle telecamere o registrate più comune è costituito da monitor di natura digitale, in quanto il segnale che devono visualizzare proviene o da apparati digitali, o precedentemente digitalizzati. Anche se molte sale operative sono ancora concepite con tecnologia ana- logica, la tendenza attuale è quella di ottimizzare gli apparati in campo codificandoli in digitale, in modo che presso la sala regia si possa avere una gestione migliore e più duttile.
Mezzi di videoregistrazione
La registrazione delle immagini avviene in modalità digitale. Negli impianti con telecamere tradizionali (analogiche), i fotogrammi vengono codificati in forma digitale per poi essere trasferiti sul videoregistratore digitale.
L’elevata quantità di dati forniti da un grande dettaglio degli apparati di ripresa costituisce un altro elemento di cui il progettista dovrà tenere conto per definire la quantità di memoria disponibile necessaria all’archiviazione delle immagini per il tempo richiesto e di tutte le altre specifiche identificate nelle norme CEI EN 62676-1-1 (Requisiti generali di sistema) e CEI EN 62676-4 (Linee guida di applicazione).
Mezzi di trasmissione
La digitalizzazione delle immagini, con l’applicazione di tecniche di compressione dell’informazione, con- sente, oltre la registrazione, di trasmetterle a distanza attraverso la rete dati. Su questo specifico aspetto è la norma EN 62676-1-2 che fornisce un supporto al progettista per il corretto utilizzo delle tecnologie di trasmissione (wireless, fibre ottiche, cavo rame, cavo dati IP, etc.).
Anche per i sistemi di videosorveglianza, le norme definiscono dei gradi sicurezza per poter valutare il livello di sicurezza che un certo sistema può garantire. Per questo motivo la Norma EN 62676-1-1 definisce quattro gradi di sicurezza per i VSS, gradi che tengono conto del livello di rischio a sua volta funzione della probabilità di accadimento di evento e dal danno potenziale conseguente (Figura 2).
In funzione del grado di sicurezza, la Norma CEI EN 62676-1-1 modula i requisiti richiesti ai vari componenti dei vari componenti funzionali del sistema. Ci sono circa 160 requisiti sia tecnici, sia generici che guidano la progettazione di un impianto di videosorveglianza in funzione dei diversi scenari di rischio.
Un esempio di questa modulazione è dato dalla Tabella 1 per la funzione di memorizzazione delle immagini; dalla lettura della tabella si ricava immediatamente come al crescere del grado di sicurezza, le prestazioni richieste al sistema aumentano sia in termini qualità che di numero di funzioni.
La Norma CEI EN 62676-4, invece, fornisce le raccomandazioni e le prescrizioni per la scelta, la pianificazione, l’installazione, la messa in servizio, la manutenzione e le prove di sistemi di videosorveglianza costi- tuiti da uno o più dispositivi di acquisizione immagini, interconnessioni e dispositivi di gestione immagini destinati a essere utilizzati in applicazioni di sicurezza.
Le finalità di questa norma sono quelle di fornire un metodo per assistere gli acquirenti, gli installatori e gli utilizzatori nella definizione delle loro esigenze, di assistere i redattori di specifiche e gli utilizzatori nella determinazione degli apparati idonei, richiesti per una specifica applicazione e di fornire un metodo di valutazione obiettivo delle prestazioni di un sistema di videosorveglianza.